Onorevoli Colleghi! - Il settore del cinema, inteso in senso ampio come produzione, distribuzione ed esercizio cinematografici, vive in questi ultimi anni una fase di particolare importanza. Per un verso, infatti, può dirsi superato il periodo di maggiore crisi, che si è manifestato anche visivamente con la chiusura di numerose sale cinematografiche; per altro verso, la ripresa del settore, favorita anche dalle misure legislative adottate in particolare nella seconda metà degli anni novanta e nei primissimi anni del duemila, ha creato problemi nella corretta gestione del mercato cinematografico.
      Il problema della circolazione del prodotto cinematografico si presenta, sostanzialmente, con due aspetti:

          a) in primo luogo, non tutti gli esercenti cinematografici sono posti in condizione di parità nell'accesso al prodotto. Il rapporto tra distribuzione ed esercizio, infatti, è a volte falsato dalla scelta della prima di indirizzare determinati prodotti di maggiore richiamo, e quindi di maggiore presumibile incasso, verso un numero selezionato di esercizi con l'effetto di provocare, da un lato, una situazione di privilegio nei confronti di altre sale cinematografiche, e, da un altro lato, un fenomeno di sudditanza di alcuni esercizi cinematografici nei confronti delle imprese di distribuzione, che finiscono per programmare gran parte dell'attività delle sale;

          b) in secondo luogo, i fenomeni distorsivi della distribuzione creano difficoltà per la permanenza in sala del prodotto nazionale ed europeo, e ciò in particolare nelle località con una bassa presenza di schermi.

 

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      A questi aspetti va aggiunto che occorre ovviare per tempo a fenomeni di concentrazione nella proprietà, o comunque nella disponibilità, di sale cinematografiche, e ciò a maggior ragione quando l'attività di esercizio si cumula con quella di distribuzione e di produzione.
      Il fenomeno era stato già oggetto di attenzione da parte del legislatore, che, con l'articolo 13 del decreto-legge 14 gennaio 1994, n. 26, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o marzo 1994, n. 153, aveva introdotto nella legge 4 novembre 1965, n. 1213, l'articolo 55-bis recante «Norme sulle operazioni di concentrazione». Tale disposizione, tuttavia, ha, nel corso del tempo, mostrato evidenti limiti ed è stata unanimemente giudicata non idonea a tutelare la concorrenza nel settore della cinematografia. Successivamente, il citato articolo 55-bis è stato abrogato dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, che, però, all'articolo 26, si è limitato a «riprodurre» in modo fedele le norme precedenti, non rispondendo alle legittime esigenze del mondo della cinematografia.
      Alla luce di queste considerazioni, la presente proposta di legge interviene nuovamente, e per la prima volta organicamente, sulla materia.
      L'intento non è, ovviamente, quello di comprimere la crescita di gruppi imprenditoriali (d'altra parte, nel nostro Paese non sono allo stato presenti dimensioni tali da dover immediatamente incidere su posizioni già costituite), ma quello di adottare una serie di regole che possano essere tenute presenti dagli imprenditori per le loro future scelte; inoltre, il fine è quello di fornire un ausilio alla migliore circolazione del prodotto cinematografico.
      Per raggiungere tali scopi, la proposta di legge si muove fondamentalmente sui seguenti piani:

          a) previsione di limiti massimi alla disponibilità, da parte di un solo imprenditore (o di soggetti ad esso collegati o da esso controllati) di sale cinematografiche. Limiti che divengono via via inferiori qualora alla disponibilità di sale si cumuli anche l'attività di produzione e di distribuzione;

          b) introduzione di limiti massimi alla possibilità di «occupazione» di una stessa sala da parte di uno stesso distributore con i propri prodotti;

          c) previsione di contributi in favore della programmazione di film nazionali, per l'ulteriore presenza in sala dopo un numero predefinito di giornate di programmazione;

          d) definizione di un sistema di controlli e di monitoraggio per rendere efficace l'azione delle politiche pubbliche nel settore cinematografico;

          e) previsione di incentivi e di contributi per la promozione del cinema italiano ed europeo, con particolare riferimento ai nuovi linguaggi espressivi.

 

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